la Repubblica: Dall’ufficio alle fabbriche cinesi. Il ricco business del toner usato

La storia esemplare della Ecorecuperi, una piccola impresa romagnolaRaccoglie ogni anno 700 mila cartucce rivendendole a caro prezzo

ROMA – Questa storia comincia quando qualcosa finisce. Quando una spia dispettosa si accende e sul display della vostra fotocopiatrice compare la scritta “toner esaurito”. A quel punto, mentre la maggior parte degli impiegati inizia ad imprecare, c’è una manciata di persone sedute in un ufficio di un piccolo centro della Romagna che comincia a farsi due conti e a sentire il profumo dei soldi.

Il paese in questione è Solarolo e quelli che gongolano sono i responsabili della Ecorecuperi, una piccola impresa che circa dieci anni fa ha puntato tutto sulle potenzialità della raccolta differenziata, vincendo ampiamente la scommessa. In oltre 150 mila uffici italiani, compresi quelli di alcuni colossi come Bnl, Telecom e Poste Italiane, l’indispettito dipendente, una volta rimessa in sesto la stampante o la fotocopiatrice, non getta infatti la cartuccia esausta nel cestino della spazzatura ma in uno scatolone verde chiamato ecobox. Quando il contenitore è pieno passerà qualcuno incaricato dalla Ecorecuperi a ritirarlo gratuitamente, facendo iniziare alla cartuccia il suo lungo viaggio verso una nuova vita, impedendole di andare ad inquinare aria, terra ed acqua. “Sparse in circa 80 province ci sono settanta imprese, la maggior parte delle quali sono cooperative sociali, che provvedono per noi alla raccolta delle cartucce esaurite”, spiega Carlo Barbanti, responsabile della rete di Ecorecuperi. Questi rifiuti speciali vengono fatti arrivare a Solarolo, il paesino della piana ravennate sede dell’azienda, dove i contenitori per la stampa laser o a getto d’inchiostro vengono puliti con degli aspirapolvere super. Il materiale viene quindi diviso per qualità, grado di usura e marca. A questo punto quello che qualche settimana prima era uno scarto ora è pronto per essere venduto a caro prezzo alle aziende che rigenerano le cartucce dandogli nuovo inchiostro e nuova vita. “Nel corso del 2004 – racconta Barbanti – abbiamo raccolto oltre 700 mila pezzi, con un incremento del 51% rispetto all’anno precedente, mentre per il 2005 ci aspettiamo un altro balzo in avanti del 35%”. Una quantità di materiale che tradotta in denaro per la Ecorecuperi ha significato nel 2004 un ricavo pari a 2,2 milioni di euro. Una somma di tutto rispetto per un’impresa partita nel 1997 grazie alle opportunità aperte dal decreto Ronchi che oggi dà lavoro a una ventina di persone tra operai e amministrativi, senza contare chi è impegnato nella raccolta a livello locale. Il mercato delle cartucce esauste è in grande espansione e l’offerta non riesce a soddisfare la richiesta. Soprattutto perché su questo business si sono affacciati anche i cinesi, diventati tra i migliori clienti della Ecorecuperi dalla quale comprano i “vuoti” che riempiono a costi stracciati e rispediscono sul mercato occidentale.

“Il prezzo a cui vendiamo le cartucce esaurite è molto vario – spiega Barbanti – dipende dalle loro caratteristiche e dalle condizioni di usura. Si va dai pochi centesimi fino agli otto euro delle migliori. Se prendiamo invece in considerazione i modelli più diffusi il ciclo è questo: noi le paghiamo due euro l’una a chi le raccoglie, le rivendiamo a 3 o 4 euro ai rigeneratori che le mettono a loro volta sul mercato a 8 euro circa, contro i venti di una cartuccia originale”. Un bel giro d’affari destinato ad ingrossarsi ancora di più nei prossimi mesi, quando a varie scadenze entrerà in vigore anche in Italia la direttiva europea Raee sui rifiuti elettronici ed elettrici. A quel punto non sarà più possibile mandare in discarica il vecchio computer, la radio scassata, o il frullatore guasto. Con le nuove regole tutti questi materiali andranno raccolti e trattati separatamente, aprendo grandi prospettive di business a chi saprà organizzare una rete di raccolta efficiente.

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