SISTRI A SINGHIOZZO

Il primo ottobre, dopo svariate proroghe, è partito il sistema di tracciabilità dei rifiuti promosso dal Ministero dell’Ambiente. Ma la rivolta degli imprenditori corre su Facebook. E non solo

Non c’è pace per il Sistri. A quasi due settimane dall’entrata in vigore del travagliato sistema di tracciabilità dei rifiuti (lanciato nel 2007 dal governo Prodi, sostenuto dall’ex ministro Prestigiacomo e giunto fino ad oggi di rinvio in rinvio) gli intoppi non mancano. La conferma arriva da Facebook, dove alcuni titolari di aziende del settore hanno creato un gruppo dal nome assai significativo, “Sistri: che fare?”, che in pochi giorni ha raggiunto oltre 1.100 membri. C’è chi scrive «Il sistema informatico dovrebbe aiutare, non mettere il bastone fra le ruote a chi lavora», chi rilancia «Le leggi vanno rispettate, ma devono essere limpide e non devono arrecare danno alle nostre ditte, non ci tolgano il pane di bocca!». E chi taglia corto: «Dovremmo bloccare l’Italia». Ma che cosa sta succedendo? È presto detto: «I problemi derivano dal fatto che il Sistri non ha la capacità d’interfacciarsi con le nostre attività – racconta Simone Bazzi, socio di Ecofirenze, una società toscana che gestisce il trattamento delle autovetture e di rifiuti pericolosi che abbiamo visitato per prendere atto della situazione – Basti dire che fino a due settimane fa il nostro addetto alla movimentazione gestiva almeno 50 ritiri al giorno, oggi arriva al massimo a 15 perché fatica a compilare i registri, a volte trova persino interrotto il collegamento con il sistema del Sistri. Abbiamo dodici autisti a disposizione che dovrebbero muoversi quotidianamente ma riusciamo a utilizzarne tre o quattro. Gli altri aspettano».

La Nuova Ecologia d’altro canto aveva già evidenziato attraverso due test, pubblicati nel febbraio (vedi il Pdf e il video) e giugno del 2012 (vedi il Pdf e il video), alla vigilia di altrettante false partenze le criticità del Sistri, sviluppato dalla Selex del gruppo Finmeccanica grazie ad un appalto stimato di 400 milioni, al centro peraltro di un’inchiesta sulla regolarità degli affidamenti che ha portato nell’aprile scorso a 22 arresti da parte della procura di Napoli fra alti dirigenti della società, consulenti e amministratori di altre imprese considerate compiacenti. E adesso che il sistema entra in funzione per le circa 17mila aziende che operano con i rifiuti classificati come pericolosi, sul totale dei 400mila soggetti pubblici e privati che dovranno utilizzarlo dal 3 marzo prossimo, le difficoltà si ripresentano. Sotto accusa finisce innanzitutto la black box, vale a dire il dispositivo da posizionare a bordo dei camion che dovrebbe garantire, con tanto di chiavetta e collegamento satellitare, il monitoraggio del percorso: «Una giornata (persa) in officina (autorizzata) per aggiornare la black box e sostituire la sim, per poi concludere con il call center che la black box non funziona e va sostituita. Che cessi di apparecchiature!», scrive un operatore su Facebook. Per non parlare del canone obbligatorio già corrisposto dalle imprese nel 2010 e il 2011 per circa 70 milioni complessivi l’anno e poi sospeso dall’ex ministro Clini, dei contratti telefonici per collegare i dispositivi attraverso la rete cellulare, della formazione al personale: «All’incirca noi abbiamo già speso circa 20mila euro per tutte queste operazioni» conferma Bazzi. E a rischio c’è anche l’ambiente: «Viste le lungaggini di questi giorni – aggiunge l’imprenditore – qualcuno potrebbe persino decidere di gestire i rifiuti su “percorsi paralleli”, anche perché allettato dal valore economico che alcuni di questi possiedono. Lo dico incrociando le dita, sperando ovviamente che non avvenga».

La preoccupazione investe anche il Cobat, il consorzio obbligatorio per la raccolta di batterie, che lunedì scorso, durante la riunione del Comitato di vigilanza, ha esplicitato il calo dei conferimenti. Nel frattempo dal Senato, all’interno del decreto sulla razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni, arriva la proroga di due mesi nell’applicazione delle sanzioni, l’esclusione dei trasportatori di rifiuti urbani e dei liberi professionisti, il rinvio dell’obbligo per chi trasporta rifiuti pericolosi. Il provvedimento passa ora alla Camera ma tutto fa pensare che gli operatori, se le incertezze dovessero proseguire, alzeranno presto il tiro della propria protesta.

La Nuova Ecologia.it

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