RAEE, IN PICCHIATA I MARGINI SULLE VENDITE

La raccolta dei RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici, nel 2015 è andata bene (+6,5% secondo i dati preliminari del Centro di coordinamento), ma le società che provvedono al loro trattamento sono in crisi sulla marginalità.

A LANCIARE L’ALLARME è Gabriele Canè, presidente di Assoraee, l’associazione che rappresenta le imprese che provvedono al recupero e smaltimento delle apparecchiature:”La causa è legata al calo drammatico delle quotazioni delle materie prime, i cui valori, in media, si sono dimezzati. A questi prezzi le società che gestiscono gli impianti non hanno alcuna possibilità di ottenere qualsiasi forma di remunerazione della vendita delle materie prime seconde ottenute. Per la plastica si fa addirittura fatica a trovare i compratori”.

Così quello che sembrava un modello virtuoso dell’economia circolare è entrato in affanno.

Infatti le aziende che gestiscono gli impianti di trattamento vedono ridursi le entrate ottenute dalla vendita dei materiali di risulta. Queste imprese acquistano dai sistemi collettivi di raccolta alcune tipologie di rifiuti di grandi e piccoli elettrodomestici, mentre sono i consorzi che pagano gli impianti per trattare frigoriferi e condizionatori, televisori e sorgenti luminose. A monte ci sono, poi, i costi di logistica, mentre il contributo Raee pagato dai consumatori per l’acquisto del nuovo elettrodomestico ora è diventato insufficiente per coprire tutte le spese. “Chiediamo ai sistemi collettivi di rivedere i contratti, che di solito hanno al massimo una durata biennale – aggiunge il presidente di Assoraee -. C’è qualche resistenza, perchè a loro volta dovrebbero chiedere un adeguamento ai produttori degli apparecchi, un contributo che alla fine è a carico del consumatore finale”. Oppure il sistema potrebbe optare per l’indicizzazione del contributo in base all’andamento dei prezzi delle materie prime seconde.

“Le trattative sono in corso”, osserva Canè.

In questo clima è la marginalità delle imprese che trattano i Raee ad azzerarsi. “Dalla seconda metà del 2015 sono spariti i margini e ora c’è il timore di andare ad intaccare i costi variabili – spiega Giuseppe Piardi, ad di Stena Italia,attiva con due centri di recupero e uno di secondo trattamento e un giro d’affari intorno ai 30 milioni -. L’anno si è aperto con tensioni sui prezzi dei materiali non ferrosi come rame e alluminio, mentre per la plastica c’è il pericolo che vada a smaltimento in discarica e non più a recupero”.

Anche Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, consorzio che raccoglie ricicla il 31% dei Raee in Italia, è preoccupato per il calo dei prezzi delle materie prime seconde ottenute dai Raee. “E’una situazione che pone seri interrogativi sull’intero settore del riciclo, perché da un punto di vista puramente economico e trascurando gli aspetti ambientali conviene infatti estrarre ferro dalle miniere e ottenere la plastica dal petrolio invece che riciclare i rifiuti”. Il consorzio sostiene economicamente le imprese terze che gestiscono gli impianti di trattamento. “E’ un intervento a sussidio – precisa Arienti – che nasce da una nostra scelta di politica industriale”. Una buona notizia arriva, invece, dall’aumento della raccolta, che nel 2015, secondo i dati preliminari del Cd Raee, si è avvicinata alle

247 mila tonnellate. Crescono a due cifre (+15,6%) la raccolta dei grandi elettrodomestici e quella delle lampadine (11,4%), mentre i frigoriferi e condizionatori sfiorano il 10per cento. “E’ un ottimo risultato, raggiunto anche grazie al costante incremento dei luoghi di raccolta e l’opera di sensibilizzazione ai consumatori – commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del CdC Raee -, il calo del valore dei materiali ha ridotto anche le attività fuori sistema, ma raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2016 richiederà un aumento di valori attuali del 45%”. E il prossimo anno la raccolta pro capite dovrebbe raggiungere i 7,5 chili contro una media attuale di circa quattro chili.  

fonte: ilsole24ore – di Enrico Netti

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